I ladri, i furti e le truffe più celebri della storia by Alessandro Moriccioni

I ladri, i furti e le truffe più celebri della storia by Alessandro Moriccioni

autore:Alessandro Moriccioni [Moriccioni, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton
pubblicato: 2023-06-26T22:00:00+00:00


Il ritorno del quadro a Parigi e il processo di Peruggia

Prima di tornare in Francia, al capolavoro di Leonardo da Vinci fu permesso di andare in tournée. Per prima cosa fu esposto agli Uffizi dove la folla si stratificò per ore permettendo al museo di raggiungere affluenze mai viste e di mettere un biglietto a pagamento (all’epoca agli Uffizi si entrava gratis) per finanziare la Croce Rossa. Poi la Monna Lisa fu caricata in automobile e portata alla stazione ove un treno stracolmo di agenti in borghese la condusse a Roma. Nella capitale essa fu oggetto di venerazioni private importanti, per esempio quella del re, poi finì in bella mostra alla Galleria Borghese dove la folla iniziò a premere così tanto da arrivare alla sommossa popolare. Dal momento che volavano parole rabbiose da parte di chi aspettava fuori in coda, per sedare gli animi, si fece in modo di far “affacciare” il quadro alla finestra posandolo per pochi minuti su un cavalletto come se fosse l’icona di una Madonna piangente284.

A Milano si assieparono diecimila persone per vedere la Gioconda, poi il 31 dicembre il quadro partì per Parigi e tanti saluti all’Italia. Il capolavoro fu portato alla Scuola di Belle Arti per essere esposto al pubblico a pagamento ma i francesi, sapendo che sarebbe stata presto riportata al Louvre e messa in mostra gratis, diedero forfait risparmiando i loro franchi. Alla fine, dunque, il 4 gennaio la Monna Lisa aveva ripreso il suo posto davanti a una folla festante, così numerosa da dover essere persino canalizzata285 e aizzata dai custodi per non incantarsi davanti al quadro e defluire.

Di Peruggia, invece, ai francesi non fregò una mazza. Aveva tenuto il quadro meglio di quanto avrebbe fatto il Louvre, graffiando leggermente una guancia, ma senza arrecare alcun danno serio al dipinto. In Italia, invece, iniziò il processo a suo carico. I suoi avvocati fecero di tutto per puntare sul “fattore simpatia” vestendo Peruggia come un eroe mosso da un incontestabile patriottismo, dedito alla causa del ritorno in patria delle tante opere trafugate da Napoleone durante le sue campagne. «Il furto della Gioconda non è un furto: è una restituzione, una riparazione»286 e non importava se si era confuso e aveva scelto un’opera che in Francia soggiornava già dai tempi di Leonardo. Inoltre, fu giudicato persino affetto da nevrastenia, povero d’intelletto, in sostanza incapace di capire bene cosa stesse rubando.

Non importa se nel passato aveva dato ai suoi amici d’infanzia l’idea di voler fare soldi facili per arricchirsi in qualche modo o se avesse anticipato nelle sue lettere ai suoi stessi genitori che sarebbe sgattaiolato via dalla Francia e li avrebbe resi ricchi entrambi. Non ebbe presa sulla pubblica opinione nemmeno la scoperta del suo taccuino pieno di indirizzi di antiquari, di mercanti e di facoltosi compratori americani; tutt’altro, Vincenzo riuscì persino ad accusare la polizia di aver fabbricato una prova falsa!

La farsa del processo a Peruggia si concluse con una condannuccia a un anno e spicci di prigione comminati per il furto in terra francese.



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